La scena è tratta dal grande fregio su due registri dell’Arco di trionfo di Genova, alto due metri e lungo ben centocinque, realizzato tra il 1923 e il 1931 ed inaugurato da Vittorio Emanuele III il 31 maggio del 1931. L’arco è situato in piazza della Vittoria a Genova, nominato Arco della Vittoria, o Arco dei caduti.

Il monumento commemora i caduti della prima Guerra Mondiale e fa parte di un progetto di riorganizzazione urbanistica della città durante il regime fascista.

La formella è un bozzetto preparatorio dell’ultima scena posta all’estremità del fregio: in questo dettaglio Dazzi rappresenta il momento in cui consegna la propria opera all’architetto Marcello Piacentini, colui che ha vinto il concorso per la realizzazione dell’Arco della Vittoria.

Da questo progetto emerge tutta la classicità di Dazzi: con un richiamo al gusto romano, nella narrazione del fregio s’intrecciano gli avvenimenti più importanti della guerra, ricordando la vittoria nata dal sacrificio dei caduti.

Benedetta Veschi

Storia

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi scultore e pittore, Pacini editore S.p.A, Pisa, 2012, p. 50-51

A.V. LAGHI, Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi catalogo della mostra Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi, Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi, Roma 16 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017, p.92-95

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi. Dipinti e sculture della donazione Dazzi di Forte dei Marmi, maschietto editore, Firenze, 2002, p.127

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