Villa Bertelli rende omaggio ad Arturo Dazzi esponendo al secondo piano gran parte delle opere restaurate della Donazione Dazzi, appartenenti al Comune di Forte dei Marmi.
Trentasei quadri, fra natura, nature morte, ritratti maschili e femminili e paesaggi, più alcune sculture sono i protagonisti di questo pregiato cadeaux artistico, che rimarrà in esposizione fino al 16 aprile.
Orario apertura mostra: tutti i giorni 16.00/19.00 (ultimo ingresso ore 18.30), ingresso ricompreso nel biglietto della mostra “Julius Evola. Lo spirituale nell’arte“.
Arturo Dazzi
Arturo Dazzi si colloca, nel panorama artistico del novecento, come scultore prima ancora che pittore, e come tale segue le regole della scultura marmorea appresa negli ambiti scolastici e lavorativi della città natale (Carrara) e successivamente a Roma.
Il rigore tecnico che troviamo nella scultura, non lo ritroviamo nella realizzazione delle opere pittoriche.
Possiamo quindi affermare che nel suo repertorio pittorico ritroviamo, forse ancor più che in scultura, quella libertà di ricerca e sperimentazione che egli concretizza sia stilisticamente che tecnicamente.
I dipinti restaurati hanno messo in evidenza la predilezione dell’artista nella scelta di un supporto ligneo a discapito di quello tessile; tuttavia non si tratta di tavole curate secondo metodi ortodossi, ma di legni di recupero, spesso di scarto.
Molti dipinti, infatti, sono stati realizzati su compensati di pioppo prodotti industrialmente e a volte già degradati e ripristinati dall’artista stesso.
Dazzi si è servito diverse volte dello stesso supporto spesso dipingendo ambedue le facce della stessa tavola; in taluni casi ha ridipinto su di un’immagine antecedente mentre altre volte ancora ha sfruttato il dipinto precedentemente realizzato sfruttandolo come sfondo.
I colori ad olio utilizzati, quasi sicuramente di produzione industriale, vennero stesi direttamente sulla superficie lignea mancante di qualsiasi sorta di mestica o preparazione, tecnica comune a molti pittori del panorama artistico dei secoli XIX e XX.