FELICE CARENA (1891 – 1966)
Felice Carena figlio di Giuseppe e di Pulcheria Bruno nasce a Cumiana (Torino) il 13 agosto del 1879. Studia presso l’Accademia Albertina di Torino dove si appassiona ben presto alla pittura ed è allievo di Giacomo Grosso: durante gli anni degli studi ha una predilezione per la corrente simbolista. Dopo un soggiorno a Parigi è influenzato dall’impressionismo, soprattutto, è affascinato dalle opere di Courbet, Matisse e Cézanne, di questi ultimi l’influenza sarà evidente nel periodo della sua pittura tra 1913 e 15.
Nel 1906 con la vittoria del “pensionato artistico nazionale” ottiene la possibilità di soggiornare a Roma, dove si trasferisce anche sulla spinta del fervore nella città in quegli anni. Espone le opere del periodo romano alla Biennale di Venezia del 1912, tali opere saranno la conclusione della fase simbolista dell’artista. Durante il periodo della Guerra è chiamato alla leva militare e lavora poco.
Riprende la pittura nel 1919 e in quegli anni fino al ’22, anno in cui partecipa alla biennale di Venezia, si concentra su una ricerca artistica personale che comporta una sintesi espressiva, un taglio severo, una definizione dei volumi ed una notevole avanguardia stilistica.
Parallelamente all’attività pittorica è insegnante d’arte e conta tra i suoi allievi nomi come Giuseppe Capogrossi e Fausto Pirandello.
Nel 1924 viene nominato docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove insegnerà fino al 1945. Di questo periodo sono le amicizie con Ardengo Soffici, Medardo Rosso e Libero Andreotti.
Sempre riferito al periodo fiorentino è l’esecuzione del dipinto Ritratto di Donatella presente a Villa Bertelli, dalla stessa testimonianza della figlia, Donatella Carena, ha memoria del vestito indossato per posare come modella per il padre
Nel 1926 partecipa nuovamente alla Biennale di Venezia con una personale di ben cinquanta dipinti.
All’interno dell’Accademia ha come studente Luigi Montarini, del quale intuisce la pacacità artistica, ed a cui si affeziona particolarmente, ed a cui nel’27 consegna l’incarico di insegnante alla Scuola Superiore di Architettura.
Nel 1933 venne nominato accademico d’Italia e nel 1936 è insignito dell’Ordine della Legion d’onore, mentre continuava la sua attività d’insegnante nell’Accademia fiorentina.
Al termine del secondo conflitto mondiale fu costretto a ritirarsi dall’insegnamento e, avendo egli assunto nel 1943 la carica di commissario nazionale del Sindacato delle Belle Arti, subì un processo per “profitti di regime”, da cui però uscì assolto.
Lascia il convento toscano nel quale viveva solo, dopo la distruzione per bombardamento aereo della sua casa in Firenze, riprende la sua attività a Venezia, in Cannaregio. Intorno al 1940 la sua pittura presenta momenti più drammatici, fatta di luci contrastanti, toccando a volte accenti espressionistici.
Trascorre gli ultimi anni della sua vita operoso e appartato. Morirà a Venezia il 10 giugno 1966.
Benedetta Veschi