GIUSEPPE MARIA ALBERTO GIORGIO DE CHIRICO (1888-1978)

Nasce a Volos il 10 luglio del 1888 dal padre Evaristo de Chirico ingegnere ferroviario e da Gemma Cervetto baronessa di origini genovesi.

Già nel 1896 prende le prime lezioni di pittura da maestri privati, da cui apprende anche l’italiano, il tedesco, il francese e la musica. Ad Atene frequenta per un breve periodo il Liceo Leonino di Atene e dal 1903 il Politecnico di Atene.

Nel 1905, dopo una malattia durata già anni, il padre muore. La madre decide pertanto di trasferire tutta la famiglia dapprima a Venezia e a Milano, stabilendosi successivamente a Monaco di Baviera dove Giorgio frequenta l’Accademia di Belle Arti. Come il fratello Savinio, si impegna nello studio di Otto Weininger, Arthur Schopenhauer e Friedrich Nietzsche.

Nel 1909 raggiunge la madre e il fratello che si erano trasferiti a Milano, per poi stabilirsi, nel 1910, a Firenze. Qui dapprima dipinge quadri di piccole dimensioni, poi come da lui stesso dichiarato: “la malinconia delle belle giornate d’autunno, di pomeriggio, nelle città italiane” lo spingono a produrre le prime opere metafisiche in cui si rivelano le possibilità simboliche del sogno e gli scorci dalle atmosfere sospese. Sono di questo periodo: L’énigme de l’oracle, L’énigme de l’heure e L’énigme d‘un après-midi d’automne ispirato da una visione avuta in Piazza Santa Croce.

Il 14 luglio 1911 si trasferisce a Parigi e, l’anno seguente, partecipa per la prima volta a una mostra, al Salon d’Automne. Nel marzo 1913 espone al Salon des Indépendants. Conosce personalità di spicco dell’ambiente artistico parigino come Picasso, Ardengo Soffici, Constantin Brancusi, Max Jacob, André Derain e Apollinaire, il quale, recensisce positivamente l’artista su L’Intransigeant.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Giorgio de Chirico è chiamato assieme al fratello Savinio, a prestare servizio nell’esercito italiano. Mobilitati a Ferrara, Giorgio viene assunto come scritturale. In questo periodo comincia a dipingere le prime opere metafisiche. Sono di questi anni: Il grande metafisicoEttore e AndromacaIl trovatore Le muse inquietanti.

Nel 1917 trascorre qualche mese presso l’ospedale militare Villa del Seminario per malattie nervose, dove si trova anche Carlo Carrà, sarà fortemente impressionato da quest’incontro e riceverà da esso ulteriori suggestioni per la sua pittura metafisica.

Finita la Guerra, tra il 1918 e 1919 si trasferisce a Roma dove risiedeva la madre; a febbraio, ha luogo la sua prima mostra personale alla Casa d’Arte Bragaglia. In quel periodo de Chirico riscopre l’arte dei grandi artisti nei musei e inizia a fare copie dai maestri italiani del Rinascimento. Approfondisce a Firenze lo studio della tecnica della tempera e della pittura su tavola.  Gli anni dal 21 al 24 sono ferventi per de Chirico, nel 1921 tiene una mostra personale alla Galleria Arte di Milano, nel ’22 viene inaugurata un’importante personale alla Galerie Paul Guillaume di Parigi in cui sono esposte cinquantacinque opere, nel 23 partecipa alla biennale romana ed alla XIV Biennale di Venezia, nel 1924 conosce Raissa Gourevitch Krol che diventerà la prima moglie. Verso la fine dell’anno si trasferisce a Parigi dove avviene la significativa e definitiva rottura con i surrealisti. Ulteriore rottura è quella della relazione con Raissa; nell’autunno conosce Isabella Pakszwer (poi Isabella Far) che diventerà la sua seconda moglie e gli resterà vicina fino alla morte.

Tra il 36 e il 46 l’artista si sposta tra New York, Milano, Parigi e Roma per importanti esposizioni, per stabilirsi definitivamente nel ’44 a Roma, per la precisione, in Piazza di Spagna, dove risiederà per il resto della sua vita.

Nel 1950, in polemica con la Biennale, de Chirico organizza nella sede della Società Canottieri Bucintoro di Venezia una “Antibiennale” in cui espone con i pittori “antimoderni”; seguiranno simili personali nella stessa sede nel 1952 e nel 1954.

Negli ultimi anni della sua vita, tra il 68 e il 78 affronta il tema della neometafisica attraverso cui rielabora anche opere della sua gioventù.

L’artista si spegnerà a Roma il 20 novembre 1978 all’età di 90 anni.

 

Benedetta Veschi

opere