Bozzetto di uno dei novantadue pannelli per il grande progetto della Stele Marconiana.

Per gran parte della sua vita Dazzi è affascinato dalle forme degli animali: esegue numerosissime nature morte, ritratti dal vero, con fotografie come riferimento, conosce ogni linea e forma. Nella loro semplicità le linee rendono vivida la scena di un giardino simile all’Eden.

Canti d’amore, di cui qui possiamo vedere il dettaglio del bozzetto, fa parte della parete di sud-ovest della Stele, dove sono descritte le gioie della vita contadina in una delle scene più bucoliche.

La narrazione della Stele non è altro che la raffigurazione di “mondi diversi” uniti dalle onde della radio, in un luogo idilliaco dove uomini, animali e natura possono convivere pacificamente.

L’artista scrive in una lettera all’amico Piacentini: «Vi sto lavorando assiduamente dal 1945, mi alzo alle cinque del mattino e smetto al tramonto. Da quattordici anni non vivo che per quest’opera».

Benedetta Veschi

Storia

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi scultore e pittore, Pacini editore S.p.A, Pisa, 2012, p.127-133

A.V. LAGHI, Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi catalogo della mostra Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi, Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi, Roma 16 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017, p. 92-95

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi. Dipinti e sculture della donazione Dazzi di Forte dei Marmi, maschietto editore, Firenze, 2002, p.131-132

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