Riprendendo il tema classico della Venere nuda, o della Venere distesa, Dazzi propone la sua versione con Nudo di donna.

Dopo l’esperienza all’Esposizione del 1927, con venticinque disegni di nudi a sanguigna; gli studi di corpi per la novantatreesima “Amatori e Cultori” di Roma e successivamente all’evento della Biennale del 1932, Dazzi realizza opere in linea con quello che è lo studio della figura femminile e del nudo.

Questo presentato è uno dei tanti studi della modella Letizia, dopo numerose prove definite da Carlo Tridenti «una danza attorno alla forma».

È esattamente la forma quello che traspare dal dipinto: in questa versione dello studio femminile l’identità della modella si annulla, a causa della posa non è possibile coglierne l’espressione, l’emozione. Eppure, quello che traspare è la sensualità, la calma nelle forme distese, un richiamo a Renoir, nonostante il vanto di Dazzi di «non essere mai stato a Parigi».

Benedetta Veschi

Storia

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi scultore e pittore, Pacini editore S.p.A, Pisa, 2012, p. 105-106

A.V. LAGHI, Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi catalogo della mostra Arturo Dazzi 1881-1966, Roma-Carrara-Forte dei Marmi, Musei di Villa Torlonia, Casino dei Principi, Roma 16 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017, p.92-95

A. V. LAGHI, Arturo Dazzi. Dipinti e sculture della donazione Dazzi di Forte dei Marmi, maschietto editore, Firenze, 2002, p.87

C. CASINI, Arturo Dazzi restaurato. Opere dalla Donazione Dazzi del Comune di Forte dei Marmi, Franche tirature, Pietrasanta, 2014 p.50-51

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